Cenni Storici sull'economia di Selva di Cadore
Cenni storici riguardanti l'economia di Selva di Cadore
Ultima modifica 26 gennaio 2024
In età preistorica la Val Fiorentina era interamente ricoperta da un fitto bosco e non vi era traccia delle radure dove ora sorgono i centri abitati circondati da prati a pascolo e campi coltivati. Queste immense foreste, percorse da numerosi torrenti (Fiorentina, Codalonga, Cordon, Loschiesuoi, ecc.) carichi dell'acqua proveniente dai vicini ghiacciai, rifornivano di selvaggina i cacciatori, che qui sopraggiungevano per la caccia estiva: come testimonia il sito neolitico/eneolitico di Mandriz, i pastori esistevano già prima della fine del primo millennio avanti Cristo. E fu proprio a partire da questo periodo che la valle cominciò a popolarsi in modo sistematico: cacciatori e pastori con le proprie greggi cominciarono a frequentare i pascoli presenti nelle zone del Passo Giau, a Possedera e Fertazza, a Staulanza, Forada e Forcella Roan.
Una situazione che ebbe una svolta solo in epoca alto-medioevale quando, accanto a pastori e cacciatori, si affiancarono boscaioli e ricercatori di minerali quali il ferro e il piombo. I nuovi arrivati, provenienti in gran parte dalla Val del Boite, costituirono consistenti insediamenti, prima stagionali e poi stabili.
Il paesaggio iniziò così, lentamente, a mutare: nei luoghi climaticamente più protetti, soleggiati e provvisti di acqua (Pescul, Toffol, Marin) si cominciò a tagliare il bosco, si costruirono stalle e abitazioni, che col tempo si traformarono in "Vile" ad alta concentrazione abitativa al fine di non rubare troppo territorio alla preziosa agricoltura.
A partire XIII secolo alle attività agro-silvo-pastorali si aggiunsero anche quelle artigianali e industriali estrattive del ferro. Questo comportò una notevole immigrazione e l'avvio di nuove attività come quella dei carbonai e dei fabbri, per i quali funzionava addirittura una fonderia. Nei secoli successivi, per far fronte alle aumentate esigenze di sussistenza, si cominciò a coltivare il terreno anche fino ai 1.600 metri di altitudine, elevando così lo sfalcio sino ai 2.000 metri delle pericolosissime e disagiate cengie. Negli ultimi secoli, con la cessazione delle attività minerarie, si registrò un generale impoverimento economico chefu causa di una forte emigrazione, senza però snaturare le millenarie attività agro-silvestri o mettere in pericolo la sopravvivenza dei paesi.
A partire dagli anni '60 del secolo scorso, prima lentamente, poi vorticosamente, la situazione si capovolse in concomitanza con l'aumentare dei flussi turistici legati allo sci e all'escursionismo.
Oggi la Val Fiorentina, aperta ed accogliente con i turisti, preserva come forse nessun'altra le sue ricche tradizioni e la sua millenaria cultura di cui è giustamente orgogliosa.